CHARLES DARWIN Shrewsbury 12 febbraio 1809 – Londra 19 aprile 1882
Un vero monumento, non potevamo dimenticarci di lui. Studiò, viaggiò, scrisse.
Il filone ideologico è lo stesso che proviene da Rousseau, Voltaire, Goethe. È il romanticismo ad aver lanciato nel mondo il parallelismo tra eventi della natura e nell’animo umano con il motto “sturm und drang”. Non per caso “sturm” significa tempesta, nella natura e nell’animo umano. Un violento stimolo che produce cambiamenti.
Il periodo nel quale operò fu pieno di tensioni e contraddizioni, vi fu una continua lotta tra il ritorno al passato e quindi il rifiuto di ogni novità, e l’illuminismo che organizzò e diffuse il senso e l’importanza di ragionare, collegare i fatti, insomma l’empirismo.
La Francia che ci aprì alla modernità poté pubblicare anche “La storia universale” di un abate che dimostrò una volta per tutte che il sistema copernicano sbagliava, visto che Giosuè disse “fermati o sole”.
Per inciso si ricorda che gli archeologi israeliani, dopo lunghi scavi, hanno dimostrato che Gerico non ha mai avuto mura difensive. Con questo la cronologia biblica dovrebbe aver trovato il proprio posto.
Nell’800 l’epistemologia era ben lontana da quella che conosciamo, i conservatori dominavano, si opponevano violentemente alle novità. Le antiche convinzioni sono dure a morire, la sopravvivenza dei terrapiattisti ce lo dimostra.
Darwin tenne i suoi scritti in casa per vent’anni prima di pubblicarli, timoroso delle reazioni, che infatti arrivarono. Non è necessario che qui si ripeta la sua storia, i viaggi, le Galapagos e così via. È importante che abbia messo sullo stesso piano la sopravvivenza del più adatto e l’estinzione delle specie, come fenomeno naturale.
È la natura che cambia continuamente e si adatta alle variazioni. Per alcuni milioni di anni si è adattata anche agli interventi dell’uomo. Ma erano poca cosa, in aree limitate. Ora è diverso, come tutti possiamo vedere.
D. non avrebbe potuto trarre le sue conclusioni in un paesaggio totalmente modificato dall’uomo come in Europa, dovette andare lontano, come von Humboldt.
Mise in evidenza le influenze dell’ambiente sugli animali e viceversa. Il secolo di Darwin è anche quello dello sviluppo della rivoluzione industriale, iniziato nel ‘600 in Olanda e Inghilterra. L’accelerazione dei mutamenti.
D. aveva già visto gli effetti dell’inquinamento delle acque con gli scarichi industriali da concia e tintura, e dell’aria con la combustione del carbone.
Altro esempio di devastazione dell’ambiente da parte dell’uomo è la sterilità dei terreni sfruttati dai Romani che ha portato ad una crisi alimentare globale, alla caduta dell’impero romano ed alla decimazione della popolazione in Europa. Abbiamo iniziato da tempo a segare il ramo dell’albero sul quale siamo seduti.
E lui, il D. se ne va a cercare la natura incontaminata. Un altro dato certo da lui determinato riguardò l’influenza del clima per l’adattamento. Noi ora vediamo come piante ed animali si adattino all’aumento delle temperature, dalle conifere che spostano in alto il limite della loro crescita, ai migratori che vanno più a nord di prima. Negli USA hanno misurato lo spostamento a nord dell’habitat di un tipo di farfalle in 5 km/anno.
Scoprì le incredibili varianti genetiche che appaiono nei piccoli gruppi isolati. Ovvero la forza dell’istinto vitale, Eros.
Guardando all’oggi, vediamo che siamo connessi, quasi nessuno fa parte di gruppi isolati, e prevale la tendenza all’omogeneità, ad escludere le cose o le persone che escono dal canone imposto. L’esatto contrario delle tartarughe delle Galapagos.
Anche D. era fuori dal canone, nel mondo bigotto dell’ottocento, l’illuminismo era ancora rivoluzionario, difficile dire che la terra era più vecchia dei 4.400 anni fissati dalla Bibbia, impensabile dire che primati e homo sapiens hanno avuto un progenitore comune.
Ma Charles Darwin pubblicò. Per nostra fortuna.