CARENZA, ECCESSO, SPRECO DELL'ACQUA (MEAT SOUNDING1)
In occasione della Giornata dell'acqua 2024 ci siamo occupati di quanto poco le istituzioni nazionali ed internazionali si occupino dei problemi legati alla carenza od all’eccesso di acqua nel mondo.

Molte nazioni del mondo sono colpite da gravi siccità con le conseguenze che si possono immaginare per le popolazioni e per le coltivazioni locali, di contro alluvioni ed inondazioni colpiscono territori mai interessati da simili fenomeni, come recentemente a Dubai negli Emirati arabi uniti, in Oman e, anche senza provocare gravi danni, nel Bahrain, Quatar ed Arabia Saudita.

Spreco: elevato è lo spreco d’acqua, soprattutto, in Italia.

Nella rete idrica nazionale, durante il 2018, sono stati immessi 8,2 miliardi di metri cubi di acqua, ma quelli effettivamente utilizzati sono molti meno.

Ciò a causa di un sistema distributivo obsoleto e talvolta di vere e proprie falle che comportano perdite idriche, secondo l’ISTAT, pari al 42% di quanto immesso.

Tale quantità se recuperata, garantirebbe acqua a 44 milioni di persone in un anno.

L’agricoltura, di cui 2/3 dedicati all’alimentazione animale è il settore, in Europa come in Italia, che consuma maggiori quantitativi di acqua dolce, il 59% del totale, evidenzia Greenpeace e quella intensiva, sfruttando il suolo, lo rende meno capace di trattenere l’acqua.

Sebbene i maggiori sprechi si verifichino nei settori agricolo-industriale, anche i consumi domestici fanno la loro parte, si stima che gli italiani, consumino circa 10 volte più acqua di quanto necessario.

“Tra le maggiori fonti di spreco idrico la doccia è in pole position. Con un consumo di oltre 20 litri al minuto. Altrettanto impattanti sono i servizi igienici, in particolare i modelli datati. Le perdite, a volte impercettibili, anche un semplice rubinetto che gocciola, sono dei veri e propri killer idrici. E in cucina la media di consumo di acqua dei rubinetti è di 16 litri al minuto”.

Su questi temi , abbiamo ricevuto e vi proponiamo, le segnalazioni che Biolab ci ha mandato.

Lo sapevate che mangiando una bistecca si consuma l'acqua di 94 docce?

Servono 15.000 litri d'acqua per produrre un kg di carne bovina e 1.600 per un kg di alimenti vegetali, per esempio frumento.
Gli allevamenti intensivi, già colpevoli del 15% circa delle emissioni di gas serra ,sono responsabili anche di un enorme consumo di acqua.

Nessuno, quindi , comprese le grandi istituzioni internazionali hanno dubbi sulla necessità di dover favorire il minor consumo di carne, favorendo altresì il consumo di prodotti vegetali.
Ma la nuova norma sul “meat sounding”, approvata recentemente anche in Italia con la legge 172/2023, rischia di mettere in crisi un settore di eccellenza, quello di prodotti a base vegetale, che in due anni è cresciuto del 40 per cento.

Sullo sfondo la sentenza della Corte di Giustizia UE che ha disposto il divieto di usare nomi commerciali quali ‘formaggio vegetale’, ‘burro di tofu’, ‘panna vegana’ e simili, per presentare alimenti vegetariani e vegani.

Tale norma rischia di danneggiare molte aziende italiane di produzione vegana, con relativi impatti negativi in termini di occupazione e indotto, andando a favorire altri settori merceologici più 'tradizionali'.

Ad esprimere preoccupazione, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua che si è celebrata il recente 22 marzo, è Massimo Santinelli, fondatore e titolare di Biolab, una delle prime aziende italiane specializzate in prodotti vegetali, prevalentemente biologici.

La stessa Unione Italiana Food, associazione di Confindustria, ha inviato alla Commissione Ue un parere sulla legge sottolineandone le storture e chiedendo l'eliminazione della norma.

“Parliamo infatti di un settore che ha avuto un vero boom di consumi, con ricadute concrete su tutto il sistema agroalimentare, visto che le materie prime provengono per la gran parte da coltivazioni agricole italiane.

Gli ultimi dati elaborati da Good Food Institute dicono infatti che il nostro Paese rappresenta il terzo mercato più grande d'Europa, dopo Germania e Regno Unito per i prodotti a base vegetale e le vendite continuano a crescere raggiungendo oggi complessivamente i 680,9 milioni di euro (+ 21% tra il 2020 e il 2022 e +9% solo La carne vegetale, nello specifico, ha visto una vera e propria impennata, con un aumento delle vendite dal 2020 al 2022 del 40% e con un valore di mercato di 168,4 milioni di euro”. nel 2022).

Aiuto alla comprensione.

Che cosa si intende per “Meat sounding”?

È la promozione e la vendita di prodotti vegetariani o vegani utilizzando nomi che richiamano materie prime diverse. Per esempio, “hamburger vegetali”, “salsicce vegane”,” polpette vegane”.

Di quale legge si tratta?

LEGGE 1 dicembre 2023, n. 172 Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali. (23G00188) (GU Serie Generale n.281 del 01-12-2023)
Art. 3

Divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali .

1. Al fine di tutelare il patrimonio zootecnico nazionale, riconoscendo il suo elevato valore culturale, socio-economico e ambientale, nonché un adeguato sostegno alla sua valorizzazione, assicurando nel contempo un elevato livello di tutela della salute umana e degli interessi dei cittadini che consumano e il loro diritto all'informazione, per la produzione e la commercializzazione sul territorio nazionale di prodotti trasformati contenenti esclusivamente proteine vegetali é vietato l'uso di:

a) denominazioni legali, usuali e descrittive, riferite alla carne, ad una produzione a base di carne o a prodotti ottenuti in prevalenza da carne;

b) riferimenti alle specie animali o a gruppi di specie animali o a una morfologia animale o un'anatomia animale;

c) terminologie specifiche della macelleria, della salumeria o della pescheria;

d) nomi di alimenti di origine animale rappresentativi degli usi commerciali.

2. Le disposizioni di cui al comma 1 non precludono l'aggiunta di proteine vegetali, aromi o ingredienti ai prodotti di origine animale.

3. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano quando le proteine animali sono prevalentemente presenti nel prodotto contenente proteine vegetali e purché non si induca in errore il cittadino che consuma sulla composizione dell'alimento.

4. Le disposizioni del presente articolo non si applicano alle combinazioni di prodotti alimentari di origine animale con altri tipi di prodotti alimentari che non sostituiscono ne' sono alternativi a quelli di origine animale, ma sono aggiunti ad essi nell'ambito ditali combinazioni.

5. Con decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, é adottato un elenco delle denominazioni di vendita degli alimenti che, se ricondotte a prodotti vegetali, possono indurre il cittadino che consuma in errore sulla composizione dell'alimento.’

Il buon senso suggerisce: non sarebbe bastato imporre l’obbligo di specificare che “questo prodotto al di là della denominazione usata, contiene esclusivamente materie vegetali”?

PS: questione in aggiornamento, vedi anche articolo sul meat sounding riportato in questo stesso numero di officinadellambiente.

Fonti:
Ufficio stampa Biolab.
www.bioacqualive.com.
Sergio Saladini