RINNOVABILI VS. NUCLEARE La contrapposizione tra produzione di Energia da fonte Nucleare e da fonte Rinnovabile viene spacciata per contrapposizione ideologica da parte di molteplici esponenti della maggioranza che governa questo paese. Ma vediamo in sintesi le peculiarità delle due fattispecie. 1 - Gli impianti termonucleari sono caratterizzati da investimenti colossali, tempi di realizzazione molto lunghi e costi del capitale con interessi sui prestiti che superano le due cifre. Quattro esempi: - Olkiluoto 3 in Finlandia, EPR da 1.600 MW – Costo finale dopo 12 anni di ritardi: oltre 9 Miliardi di Euro contro i 3,2 stimati inizialmente. - Hinkley Point C in Inghilterra; 2 reattori EPR da 1.600 MW ciascuno – Costo preventivato dell’impianto al 2022: 33 Miliardi di Sterlne ($40 miliardi). Costo concordato dell’energia: 106 £/MWh (2021) - Flamanville in Francia – Costo preventivato dell’impianto EPR al 2022: 13 miliardi di Euro. Costo energia: EdF ha rivisto al rialzo il costo del kWh per i prossimi 20 anni a 60 €/MWh. - Vogtle – Georgia, USA – Costo preventivato di due unità da 1.100 MW al 2009: 14 miliardi di Dollari; costo finale dopo 14 anni di cui 7 di ritardo: 35 miliardi di dollari di cui 17 miliardi fuori budget. Il costo unitario di ogni singolo impianto varia da 8 a 16 milioni di Euro per ogni MegaWatt costruito. Le imprese in grado di costruire gli impianti termonucleari non sono molte; pochi colossi controllano il mercato mondiale del Nucleare; tra questi Electricité de France (EdF), società pubblica francese che nel 2017 ha incorporato le attività nucleari di Areva, per evitarne il fallimento. Poi c’è Rosatom, azienda statale russa (1) che fornisce pacchetti tutto compreso: know-how per la costruzione di reattori, formazione, supporto relativo alla sicurezza, opzioni di finanziamento flessibili, linee di credito erogate dal governo. L'azienda è anche in grado di trattare il combustibile nucleare esaurito di clienti esteri. Poi c’è Westinghouse, una delle prime aziende al mondo a costruire impianti nucleari, ma ora in mani giapponesi (Toshiba) dopo il rischio di fallimento per via delle forti perdite finanziarie dovute ai numerosi problemi nella costruzione del terzo reattore a Vogtle in Georgia. Anche in Italia ci sono gruppi industriali in grado di realizzare componentistica nucleare; in particolare Ansaldo, Camozzi e Techint che si propongono in Cina per realizzare componenti importanti e che ovviamente sostengono il cosiddetto “rinascimento nucleare italiano”. Inoltre occorre considerare che l’approvvigionamento del combustibile, ossia l’Uranio arricchito, rappresenta una filiera industriale complessa e costosa, che solo pochissime società al mondo sono in grado di operare, dall’estrazione in miniera, frantumazione e macinazione, arricchimento, fabbricazione del combustibile, il tutto con considerevoli emissioni di CO 2 (2). 2 - Per contro i grandi impianti fotovoltaici detti anche “utility scale” costano 10 volte di meno e producono energia elettrica con costi di manutenzione molto bassi e soprattutto nessun costo di combustibile. Infatti un impianto “utility scale” costa intorno ai 1.200 €/kW, mentre il costo di un piccolo impianto residenziale si aggira intorno ai 1.800-2.000 €/kW tutto compreso. Da considerare poi che il problema dell’intermittenza nella produzione di energia elettrica può essere risolto con l’installazione di batterie di accumulo, il cui costo è in continua diminuzione. Ma allora ci si chiede: perché tanto accanimento, soprattutto da parte dei soliti esponenti filo-governativi, a denigrare e ostacolare le fonti rinnovabili e promuovere la costruzione di improbabili centrali nucleari in Italia? La motivazione non è ideologica, come alcuni mentecatti vorrebbero farci credere, ma riteniamo essere una mera questione di potere e di controllo. Di fatto il sostegno al nucleare sembra nascondere le ambizioni di grandi gruppi industriali globalizzati che tramite le loro potentissime lobby vorrebbero fare affari all’ombra di Governi sovranisti e centralisti. Chi controlla la produzione di energia determina i destini del mondo. Ma la produzione da fotovoltaico è per sua natura diffusa a livello territoriale; i produttori di pannelli solari sono moltissimi, anche se attualmente il mercato è dominato dai produttori cinesi; gli installatori qualificati ormai sono migliaia diffusi su tutto i territori. Quasi tutti ormai, se ci sono le opportune condizioni, possono installare sul tetto della propria casa un impianto fotovoltaico e ridurre considerevolmente il costo della bolletta elettrica. A maggio del 2023 su 82 GW di solare fotovoltaico totale installato in Europa, ben il 60%, pari a 50 GW, è rappresentato da piccoli impianti distribuiti. Ciò significa che decine di migliaia di cittadini si sono liberati, anche se solo parzialmente, dalle società elettriche e dai costi elevati dell’energia elettrica da loro fornita. Ma i Ministeri e gli apparati governativi non sembrano incoraggiare lo sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili. Infatti, secondo i numeri forniti dall’Osservatorio Via di Anie Rinnovabili, che ha elaborato i dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sulle procedure depositate per la valutazione d’impatto ambientale, su 68 GW di richieste al 30 giugno 2023, di cui il 46% riguarda impianti agrivoltaici, solo il 5,2% sono state concluse e di queste solo 21,5% pari all’1% del totale risultano concluse positivamente. In particolare, sempre a giugno 2023 sono state depositate richieste per 41.700 MW di Fotovoltaico di cui 31.700 di Agrivoltaico, ovvero impianti che coniugano normali coltivazioni agricole con installazioni di pannelli fotovoltaici posti ad almeno due metri di altezza sopra le coltivazioni stesse. Nulla è dato di sapere poi sul Decreto che dovrebbe regolamentare le Comunità Energetiche (3) e definire gli incentivi da versare per i consumi condivisi. Il ministro Picchetto ne aveva confermato la pubblicazione entro fine settembre 2023, ma a tutt’oggi non se ne sa più nulla. Eppure una diffusione sistematica di Comunità Energetiche Rinnovabili e in particolare dell’Autoconsumo Condiviso nei Condominii, potrebbero ridurre drasticamente la produzione di energia elettrica da parte di mega impianti centralizzati e rendere inutile la nuova corsa al nucleare. Ma tant’è... Ne farebbero le spese i campioni nazionali partecipati dallo Stato quali ENI, Enel, Ansaldo, ma soprattutto i loro protettori politici, che perderebbero un po’ di quel potere di cui attualmente dispongono, nominandone i vertici e condizionandone lo sviluppo a scapito dei cittadini di questa martoriata Repubblica. ( 1 ) Per una disamina su Rosatom vedi:www.officinadellambiente.com/Rosatom/giugno 2023 ( 2 ) Vedi: www.officinadellambiente.com/ settembre 2023 ( 3 ) per una disamina sulle CER vedi: www.officinadellambiente.com/ ottobre 2023 Sergio Zabot
|