febbraio 2023
ZINO PENSIERO - LA VITA DELLA MOSCA: DAL PERVICACE FASTIDIO ALL'ELOGIO
Ma quante volte succede a tutti di prendersela con le mosche, che specie nel periodo di isteria non smettono mai di posarsi in tutte le parti del corpo e di intrufolarsi tra i capelli?
La mosca, assieme alla zanzara, è un insetto fastidioso, petulante, aggressivo. A nulla servono le creme o gli insetticidi che garantiscono – in teoria – l’allontanamento definitivo dagli spazi abitati dagli esseri umani.
La mosca di notte e al buio smette di rincorrere gli esseri umani, finalmente posa e aspetta, per dare fastidio, le luci del giorno.
Di notte, diversa è l’abitudine della zanzara, che agisce anche al buio e, specialmente quando ha conquistato un ambiente abitato da esseri umani, non abbandona la preda e continua a rendere difficile il riposo ai malcapitati che si trovano sottoposti alle sue attenzioni.
La zanzara è interessata al sangue e cerca sempre di trovare una fonte opportuna per il suo nutrimento.
La mosca sollecita l’epidermide e poi si nutre anch’essa del sangue.
Ma il suo contatto determina in chi lo subisce una specie di improvviso e catastrofico pensiero.
Ci si chiede: dove si poggia la mosca? Su tante cose: belle o brutte; dolci o amare; pulite o sporche; vive o morte.
Al solo pensiero, quando questo insetto si poggia sul pane che stiamo mangiando, un improvviso fiotto di ribrezzo ci prende e ci costringe a fare i conti con la nostra capacità di accettare o di rifiutare un cibo toccato dalle zampette delle mosche che tanti posti hanno conosciuto e sui quali si sono poggiati.
Eppure, questo insetto tanto deprecato, perseguitato, aggredito inutilmente, ha goduto del privilegio di un paradossale libro che sembra riscattare la sua noiosità, la sua pervicacia nel tormentare. Il breve libro è stato scritto da Luciano di Samosata e si intitola “L’elogio della mosca”.
Questo stesso titolo sembrerebbe una offesa diretta a tutti quelli che subiscono la continua e fastidiosa aggressione dell’insetto. Luciano di Samosata, invece, dimostra di essere un acuto e preciso osservatore delle caratteristiche fisiche e delle abitudini dell’insetto.
“La testa sfuma impicciolendosi verso l’attacco del collo, e gira su quel perno liberamente, senza la fissità del capo di cavalletta; gli occhi si protendono all’esterno, in ciò molto simili a piccole sporgenze; il petto è ben formato e robusto, e su di esso s’innestano le zampe, non gracili come hanno le vespe. Il ventre è anch’esso robusto, corazzato con piatte fasce e con squame,” (Luciano di Samosata, L’elogio della mosca, p. 21).
Le abitudini alimentari della mosca la portano necessariamente a cercare i portatori dei suoi alimenti: “Dall’estremità della proboscide spunta un dente, con cui punge per poi succhiare il sangue; beve anche latte, ma il sangue le aggrada di più e, per la fortuna di chi deve patirle, non fa punture troppo dolorose.” (Ibidem).
La mosca è dotata di sei zampe: quattro le servono per camminare e due per tenere qualcosa come le braccia umane.
La pervicacia della mosca è anche ricordata da Omero, che, volendo lodare il coraggio intrepido di Menelao, lo paragona a quello della mosca: "...gli spirò in cuore l’ardire della mosca, che, pur cacciata, molto alla pelle dell’uomo s’attacca, per morderla; il sangue umano le è dolce...” (Omero, Iliade, XVII, vv. 570-573).
Del tutto originale e sorprendente è il comportamento sessuale della mosca al momento dell’accoppiamento, come scrive Luciano di Samosata: “Liberissima è la mosca nell’amore e nell’accoppiamento; quando il maschio ha montato la femmina non se ne scende subito come fanno i galli, ma a lungo le resta in groppa, ed ella porta il suo sposo a cavallo sui lombi, e insieme aleggiano per l’aria, così congiunti, senza che il volo renda impacciato o disagevole l’amplesso.” (Luciano, p. 24).
Proprio sul tema del comportamento sessuale Luciano propone un riferimento alla mosca “canina” che, come sostiene lo scrittore, ha dimensioni più grandi rispetto alle mosche comuni: “Una cosa in esse desta meraviglia: che fanno insieme e da maschio e da femmina, e si montano ciascuno al suo turno.” (Luciano, p. 27).
Anche tra le mosche canine il genere non è definito!
Apparso anche su facebook e su La Sicilia dell’otto gennaio 2023
Zino Pecoraro