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maggio 2008
Oltre la città obesogenica nell’EXPO 2015
Viviamo in un ambiente obesogenico. Questa parola, coniata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per definire le società occidentali è stata recentemente ripresa in un convegno organizzato a Boston dall’Associazione Americana per l’avanzamento della scienza dal Professor Philips James, docente della london School of Hygiene, per descrivere non solo gli stili di vita occidentali ma soprattutto l’organizzazione urbanistica delle città moderne.

Sembra che il benessere delle società sia indissolubilmente legato alla capacità della tecnologia di ridurre al minimo i nostri sforzi. Il progresso industriale, tecnologico ed alimentare si misura con la riduzione della fatica.
Siamo soddisfatti della nostra evoluzione tecnologica se non dobbiamo muoverci dalla poltrona per cambiare il canale della televisione, se per alzare il finestrino dell’auto ci occorre solo un dito, se possiamo spedire la posta, pagare le bollette e fare acquisti stando seduti davanti al computer senza spostarci.
Quasi tutto ciò che ci circonda sembra progettato per coccolare la nostra massa grassa: la città, il supermercato, il traffico, le tapparelle elettriche, i quattro salti in padella.

Questo progresso non è al servizio della qualità della vita ma piuttosto della sua degenerazione. Tutto il mondo moderno registra un vertiginoso aumento dell’obesità e delle malattie cardiovascolari ovvero di quelle patologie che sono strettamente connesse alla sedentarietà e agli eccessi alimentari. Negli Stati Uniti d’America quasi metà della popolazione è sovrappeso. In Europa, l’Italia vanta il triste primato della maggiore incidenza dell’obesità infantile. Le nostre città somigliano più a un allevamento intensivo con gli animali all’ingrasso piuttosto che a un ambiente vivo e sostenibile. Se quello che chiamiamo sviluppo continua con questo ritmo è lecito pensare che in futuro la famigliola allegra che corre nei campi potremmo osservarla solo sulle confezioni dei biscotti “obesogenici” del mulino bianco.
E’ questo che vogliamo dal progresso?

Continuare a pensare che ogni individuo sovrappeso con problemi di salute sia l’unico responsabile della propria condizione è un errore. Le scelte sono spesso obbligate in una società che facilita e promuove la crescente obesità. Stare attenti alla propria alimentazione e correre nei parchi certamente è importante e aiuta molto. Ma non basta. Per giungere ad un peso ottimale e per mantenerlo è necessario modificare completamente lo stile di vita ed è davvero improbabile riuscirci se tutto il mondo sta correndo nella direzione opposta.
Bisogna ripartire dall’organizzazione delle città.

Vogliamo lanciare un messaggio alla nostra Sindaca per l’EXPO 2015. Vorremmo si colga questa straordinaria occasione per invertire questa preoccupante tendenza
Vorremmo una città con percorsi ciclabili e di jogging dappertutto; con parchi pubblici attrezzati per attività motorie e sportive; con strategie urbanistiche che incoraggino l’uso di mezzi pubblici; con case di pochi piani ma con scale; con vaste aree pedonali.
Vorremmo che gli amministratori si impegnino per la produzione ed il consumo di cibi sani e naturali e che facciano capire l’importanza di modificare la cultura del telecomando a favore di un sano e rigenerante movimento perché siamo animali e non piante.
Michele Arcadipane

 
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