luglio 2019
ZINO PENSIERO - LA PENNA COME UNA SPADA
Buona parte degli scrittori che lasciano i loro lettori ed estimatori a causa dei confini naturali della vita, sono attuali nelle circostanze di tempo e di luogo in cui sono vissuti ed hanno operato: lo sono, perché sono stati sostenuti dalla libera scelta dei lettori, loro contemporanei. Quegli scrittori che riescono a superare queste barriere spazio-temporali realizzano una discriminante sostanziale rispetto agli altri: sono riusciti a raggiungere un gradino più elevato di rinomanza, di pervasività delle coscienze di lettori, non solo – di quelli – a loro contemporanei.
Esiste insomma una attualità circoscritta nel tempo e nello spazio ed una attualità perenne, se analoghe sono le condizioni antropologiche, morali e relazionali che ispirarono lo scrittore nel particolare periodo storico, in cui visse.
Così l’opera di Dante Alighieri ha una potente forza critica ed etica nelle specifiche condizioni di tempo e di luogo in cui visse, ma si protende – con straordinaria capacità interpretativa – in tutte le contingenze storiche, nelle quali vivono analogie culturali, politiche, psicologiche, relazionali. Insomma Dante come Shakespeare, come Borges, come Seneca, come Sofocle, come Proust sono attuali in rapporto alle condizioni storiche di partenza; ma assumono anche in sé la categoria di attualizzabilità in ogni analoga circostanza antropologica, storica, culturale, artistica, che si presenti anche in periodo storico lontano dalla vita da loro vissuta.
Sono eternamente attuali ed attualizzabili.
L’attualità e l’attualizzabilità di Leonardo Sciascia costituiscono caratteristiche che gli appartengono pienamente almeno per due motivi: gli scritti di Sciascia non sono nati come figli dell’algoritmo – come purtroppo avviene per larga parte della letteratura consumistica contemporanea – non sono costruiti con dosi misurate per blandire o soddisfare le aspettative dei lettori, non sono frutto di una ricerca di mercato.
Al contrario, è lo scrittore stesso, con i suoi perimetri etici e civili, a costruire l’algoritmo di se stesso, ad attrarre con la persuasività della sua tensione artistica ed etica i lettori, a guidarli, a dotarli di anticorpi per immunizzarli dalle mode perverse e devastanti, ad ancorarli ad una incrollabile dimensione etica dalla quale essi possano misurare la distanza tra il passeggero, il dilettevole, l’inutile effetto dell’imbrattare di carte o del vano pigiare sui tasti nel PC, ed una sana e formativa lettura che dia il piacere del leggere per soddisfare una esigenza di coscienza e di intelligenza.
L’altro motivo – e qui risulta penoso proporlo all’attenzione generale – è che tutte quelle criticità culturali, quelle ristrettezze politiche ed organizzative, quei vicoli ciechi e crudeli nei quali si impantano e si bloccano la libera vitalità e l’organizzazione del mondo, che – tutte assieme si offrivano all’osservazione di Leonardo Sciascia – sussistono ancora, continuano ad avere vitalità; le lotte contro la mafia, contro la corruzione, contro un esercizio della politica come arricchimento personale, la richiesta insistente di una giustizia giusta che abbia come primo riconoscimento l’eguaglianza tra gli uomini, perché questa per Sciascia è la prima vera giustizia: sono ancora problemi impellenti sui quali si continua a discutere, senza venire a capo.
I libri di Sciascia mantengono in alcuni di questi campi specifici, una loro straordinaria attualità, come se la coscienza irritata dello scrittore si fosse inalberata – allora, cioè al tempo della scrittura - ed avesse improvvisamente scritto su un fatto, su una storia. E quell’atto della scrittura nella mitica Olivetti lettera 22 è rimasto eternamente fermo, immobile, come solo nella – apparentemente – fredda staticità dell’arte e della letteratura può avvenire. Ma questa staticità apparente è diventata – attraverso i suoi libri – lievito coscienziale, barriera etica, pietra di paragone, oggetto di condivisione, riflesso perenne di un profonda ed insopprimibile indignazione.
E’ come se Leonardo Sciascia ci accompagnasse ancora nel presente con il conforto della sua intelligenza, del suo intuito e del suo coraggio. I suoi libri continuano a combattere la battaglia civile che lo scrittore ha dovuto lasciare improvvisamente e qui ha ragione Bufalino quando, a consolazione della dipartita dello scrittore, sostenne che, anche dopo la morte, Sciascia continua a vivere nel momento in cui noi preleviamo dallo scaffale un suo libro!
Il libro o i libri di Sciascia, una volta scelti dallo scaffale, continuano a combattere la loro battaglia civile, attraverso la lettura che ne facciamo e il loro inveramento nella realtà storica che stiamo vivendo; e l’Autore manovra la sua penna come una spada, come aveva appreso dall’amato Courier.
Sono tempi, quelli che stiamo vivendo, in cui il magistero civile di Leonardo Sciascia, cioè il pieno ed assoluto riconoscimento dell’attualità dei suoi scritti, è di fatto, nell’inarrestabile invasione delle fake news e della informazione drogata, un indispensabile ed efficace antidoto alla perversa e demagogica “forma” pirandelliana, a cui ogni giorno siamo sottomessi, alla bolla artificiale ed innaturale, sullo stile del profetico e simbolico film “The Truman Show”, di cui siamo diventati – come il protagonista principale – involontari attori e comparse.
Zino Pecoraro (Pubblicato anche su facebook e Su La Sicilia del 1 maggio 2019)